Questo è sempre stato il mio cruccio,
sono sempre stata un po' diversa. Non troppo, non abbastanza da
essere patologica, o geniale in qualche maniera, ma sicuramente un
po' strana agli occhi della maggioranza.
Ricordo da bambina in
vacanza quanto invidiavo le altre bambine con le treccine e i
vestitini ricamati, quando mia mamma mi teneva i capelli corti, da
maschietto e le salopette di jeans , a suo parere più adatti per la
campagna. E quando sono cresciuta e lei avrebbe voluto che indossassi
i vestiti da ragazza elegante, la facevo impazzire con i gonnelloni a
fiori e gli zoccoli di legno anche d'inverno... la facevo impazzire
anche per le mie passioni, prima fra tutte la lettura, che mi faceva
distaccare dalla realtà a suo parere, e “vivere in un mondo tutto
mio”.
Penso di aver imparato la lettura veloce proprio a causa
delle sue rimostranze per il tempo che “perdevo” a leggere. E
anche a leggere facendo la maglia, o l'uncinetto. Secondo la mia
mamma infatti quelli erano hobby costruttivi per una ragazza. Mi
accorgo adesso che questo post sta diventando un amarcord sul
rapporto con mia madre, che ho perso da pochi mesi. In effetti la mia
anticonvenzionalità era messa in risalto proprio dalla sua
convenzionalità. Che poi non sto parlando di una donna
convenzionale, aveva le sue convinzioni origlinali e a volte
controcorrente, ma temeva penso, per me lo stigma della “stranezza”.
Io non ho mai temuto di essere
considerata strana, ma mi è pesato ad esempio non essere capace di
fare amicizie senza problemi, quei rapporti umani facili e
superficiali, la capacità di divertirsi e ridere di poco,
abbracciarsi, passeggiare insieme senza meta. Mi è mancata la
semplice serenità degli occhi chiari, e del metabolismo veloce, la
battuta pronta e lo scherzo tra amici.
Ci sentiamo presto.
Vi voglio bene.
Rosanna